Diamanti

Lo splendore che esiste nell'anima pura potrebbe illuminare d'amore l'intero universo.

* Brillantidiamanti *

martedì 13 febbraio 2024

Il desiderio, la mente, il cuore di Peter Pan



Sono trascorsi undici mesi dal quel giorno, un ciclone era apparso quasi per gioco. Ero a Riccione in piazza dell’unità. A volte, in quella spoglia lastra di cemento, girovagavo attorno alle bancarelle del venerdì nella speranza di trovare qualcosa di bello. In altri giorni della settimana rimanevo ferma sui miei passi a guardare le poche vetrine contenenti generi vari, in quel periodo vestiti estivi. Nelle ore pomeridiane durante le temporanee soste, perdevo il mio tempo a contemplare il grigiore, il vuoto, lo squallore ornamentale di una piazza tanto grande.
Quella sera dopo essermi vestita e truccata leggermente, uscivo da casa per parcheggiare l’auto tra le solite file bianche disegnate su quell’asfalto brullo. L’aria era calda, la mente serena, ad un tratto un dubbio percorreva il pensiero. Assorta, nell’incertezza, domandavo alla mente qual’era il nome della piazza, Libertà o Unità? La solitudine tormenta l’anima. Un tormento forzato e voluto per non dimenticare un ricordo. Da un’auto incidentata di colore chiaro, scendeva l’uomo con cui avevo appuntamento. In quel periodo andava di moda conoscersi tramite chat, due parole al telefono, l’incontro al buio ed eccolo là. Ho davanti me un ometto di cinquantanove anni che si presenta con un abbraccio affettuoso. Dice di chiamarsi Peter, ha il viso florido, sbarbato. I capelli scuri appena brizzolati sono lunghi fino a toccare la schiena. Appaiono unti, disordinati, poi raccolti in un elastico di cotone nero. Sopra gli occhi vivaci poggiano bluacei occhiali vetrati dalla forma tonda. E' vestito modestamente con jeans e canottiera scolorita. Impacciato, alla mia vista alza le mani come a giustificarsi, dice: “ eccomi, questo sono io, son qui per te”.
Peter informa innocentemente che è un felice nonno, finisce la presentazione ricordando che oltre ad essere un separato, la donna della sua vita rimane, per sempre, la figlia. Guardo con sospetto l’uomo e penso al disastro che ha combinato nel presentarsi. Lo rassicuro serenamente, gli ricordo che l’intenzione in quell’incontro, è solo quella di conoscerci. Accendo una sigaretta in silenzio, respirando un poco di nicotina vedo l’anello di fumo salire su, verso l’aria umida. Rispondo:" sono madre e nonna". Io sono una donna di cinquantasette anni, rimasta vedova da oltre cinque anni. Vivo nel ricordo dell’amato e circondata dall’amore di fratelli, sorelle, nipoti e cognati, dall’amica del cuore e naturalmente dalla figlia. Ho l’affetto dei miei cari, mille cose da fare e un pensiero in testa, quello di trovare un compagno, un uomo da amare. Vorrei un amore che condivida pienamente i pensieri, i suoi passi nei miei giorni in avvenire. Peter continua a parlare, ripete l’amore paterno, un amore che non sostituirà mai con una donna. Sono confusa e già arrabbiata, domando a me stessa cosa sto facendo lì, con un uomo tanto malandato. Ragiono, le sue parole confondono l’amore, sono convinta che il sentimento nascente cresca dal cuore e non escluda nessuno. L’amore si dona, soprattutto ai familiari per condividere la felicità nel rispetto del proprio ruolo. Ho una visione della vita diversa da lui. Immagino la compagna come donna che dona, regala la sua vita per dare e ricevere sentimenti che nell’unione, si traducono in sincerità, complicità di coppia, attese di vita, cura e custode di sogni, bisogni, armonia. L’ambiente domestico dovrebbe essere quel posto dove i familiari riceveranno l’esempio dall’unione, voluto anche dai nuovi amanti.
La temperatura serale rinfresca l’aria, io e Peter entriamo nella storica pizzeria “la Frasca”. Conosco da sempre quel ristorante-pizzeria, sono contenta della scelta, il posto è ben arredato, la gestione è professionale, offre un menù, pizze e delizie speciali. Ci sediamo attorno ad un tavolo a due posti situato nella veranda, guardo con curiosità gli occhi di colui che mi sta davanti, voglio conoscerlo, capire i suoi pensieri non è facile. Peter è un uomo sensibile, istruito, lo capisco dal linguaggio sciolto e sicuro. Non sono attratta fisicamente da lui, essendo una esperienza nuova preferisco un’amicizia. Usciamo dal ristorante, Peter tenta un approccio con un bacio, lo allontano, metto a riparo della bocca una sigaretta mentre concentro il passo verso l’auto. Il tono della voce vibrante di lui mi rende curiosa, racconta di giorni passati, di hobby, di periodi verdi e neri. Una coppia al nostro fianco osserva la nostra mano nella mano, ridiamo. In effetti, ho afferrato i sui palmi che stretti nelle mie mani, non potranno infastidire i fianchi. L’ora non tarda suggerisce a Peter l’idea di farmi accettare la passeggiata fino al mare. Ritrovo le mani ancorate alle sue, proseguiamo il passo lungo il percorso scelto da lui.
Undici mesi da quel giorno. Tra blocchi e sblocchi del cellulare, tra un ristorante e l’altro, tra una risata e una delusione, trovavo anche momenti romantici, bellissimi paesaggi, baci sulle guance, una dichiarazione d’amore al cellulare. Ho tanta confusione nella testa, sono attratta dalla sua voce, soprattutto telefonica ma... non dal suo corpo. I sentimenti esplodono in incertezze, piango. Peter ripete d’amarmi, sono coinvolta in una sbronza d’amore, mi dono. Ora dovrei dire a Peter Pan che la sincerità fa male. Non vorrei rifiutare il tenero sentimento, ho provato ad amarlo, ma... sento che è finito un sogno. Il suo sogno! Per amor suo ho voluto donare sentimenti, provare di capire cosa c’era nel cuore. Tornare a vivere emozioni nuove è stato bellissimo, ma... amante mio, non voglio ferire i nostri sentimenti, né farti soffrire. Non posso illudermi, ne illuderti. Il mio cuore un pò confuso è ancora pieno d’amore, ma non per te. Rimane dentro me l’affetto, la speranza che un giorno il tuo desiderio di ricevere amore, diventi realtà. Io non posso essere il tuo sogno. Perdonami, come un tesoro porterò nel pensiero un dolce ricordo. Ti voglio bene, il tuo Fiore.


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